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Ragusa. “Aggressioni medici, siamo al punto di non ritorno”

“Anche in provincia di Ragusa ormai le aggressioni verbali e fisiche ai sanitari sono all’ordine del giorno ed è arrivato il momento di fare qualcosa di concreto”.

A sostenerlo è il presidente dell’Ordine dei Medici- Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Ragusa Carlo Vitali che plaude all’iniziativa del presidente nazionale, Filippo Anelli, che ha scritto alla Premier Giorgia Meloni per denunciare l’escalation di violenza contro i medici e chiedere più sicurezza.

“Sono ormai quotidiani – ha scritto il presidente nazionale della FNOMCeO – gli episodi di violenza fisica e non solo verbale contro i medici da parte di pazienti o parenti degli stessi. Episodi che si continuano a verificare nelle strutture sanitarie, nei pronto soccorso, nelle strutture di continuità assistenziale e anche presso le abitazioni di pazienti.

Episodi che disegnano un clima di odio, di insoddisfazione, di aspettative deluse incompatibili con una attività sanitaria realmente efficace che già sconta condizioni di esercizio professionale, sempre atteso dai medici con il massimo dell’impegno e della dedizione possibili, al limite della criticità. La cornice normativa attuale – scrive ancora Anelli – con la procedibilità di ufficio costituisce un grande passo avanti dell’ordinamento del Paese, ma gli ultimi, quotidiani episodi di aggressione nei confronti dei professionisti sanitari fanno ritenere urgente il rafforzamento del sistema organizzativo di tutela, finalizzato alla garanzia dell’assistenza ma anche alla creazione di una deterrenza che consenta di arginare fenomeni il cui aumento spesso è anche frutto di emulazione.

“Non posso che essere d’accordo con quello che ha scritto Anelli – commenta Carlo Vitali -, è ormai evidente che siamo arrivati al punto di non ritorno, i medici che operano nei pronto soccorso e nelle guardie mediche sono troppo spesso da soli e diventano facile “preda” di pazienti e parenti violenti. Bisogna fermare tutto questo che sta portando, tra le altre cose, al fuggi fuggi generale dei medici che non vogliono più lavorare nei reparti di emergenza urgenza”.

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