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Ragusa, la Cna chiede un osservatorio sulla burocrazia

Per poter consumare un prodotto gastronomico all’interno di un’attività artigiana, leggi e burocrazia impongono sedute scomode e vietano l’uso di piatti di ceramica e posate in metallo. E se l’artigiano ha l’ardire di offrire una bibita per accompagnare un trancio di pizza, o un caffè espresso dopo un cornetto di propria produzione, deve addentrarsi in un infernale labirinto burocratico e normativo e, ben che vada, deve adattarsi a vincoli e limitazioni.

Il decentramento introdotto dalla riforma del titolo V della Costituzione per le imprese artigiane non fa rima con semplificazione. Sono queste le peculiarità dell’Osservatorio burocrazia presentato dalla Cna nazionale e che anche la Cna territoriale di Ragusa intende mutuare nell’ambito provinciale.

E non è un caso. Perché tra chi ha illustrato, a Roma, i contenuti di questo nuovo strumento c’era anche il vicepresidente nazionale Cna, il ragusano Pippo Cascone.

“Grazie all’Osservatorio burocrazia realizzato dalla Cna, giunto alla quinta edizione – spiega quest’ultimo – è stato possibile indagare l’impatto della riforma costituzionale del 2001 su otto mestieri (alimentare con consumo sul posto, installazione e manutenzione impianti fotovoltaici, tatuaggio, piercing, acconciatura, estetica, toelettatura di animali, meccatronica), quasi 400mila imprese, dal quale emergono numerose criticità nell’attività d’impresa a causa di un variegato contesto normativo e amministrativo. L’indagine mostra la necessità di potenziare le forme di raccordo e collaborazione tra i diversi livelli istituzionali in modo da valorizzare le specificità territoriali all’interno di una visione unitaria”.

La Cna territoriale di Ragusa ritiene che la presentazione di un Osservatorio anche a livello locale possa contribuire a sollecitare un confronto permanente sui mestieri artigiani al fine di semplificare e razionalizzare il quadro normativo e regolamentare; aggiornare e riordinare le leggi di settore, a partire dal coordinamento dei percorsi formativi; assicurare l’interoperabilità delle banche dati pubbliche; dare risposte ai nuovi mestieri attraverso standard omogenei. Si punta, insomma, a semplificare la vita a cittadini e imprese valorizzando le specificità del territorio.

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