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Ragusa, “il flop della Zes unica anche in Provincia”

Investimenti depressi, un vero e proprio flop annunciato la Zes unica. Anche per le piccole e medie imprese della provincia di Ragusa.

Lo denuncia il presidente della Cna territoriale Giuseppe Santocono con il segretario territoriale, Carmelo Caccamo. Santocono, con delega alle Zes e infrastrutture di Cna Sicilia, esprime tutte le proprie perplessità per quanto accaduto, vale a dire il fatto di avere visto il credito d’imposta concedibile in Sicilia nella misura massima del 60% dell’investimento scendere al 10,6%.

“A dispetto del fatto che le piccole e medie imprese, soprattutto artigiane, fossero intenzionate a creare occupazione – chiarisce il presidente – dobbiamo registrare, purtroppo, una vera e propria mortificazione ai danni delle stesse. Prima viene tolto il credito di imposta sul Mezzogiorno, strumento molto utile alle piccole aziende che aveva permesso di condurre in porto numerosi microinvestimenti. Adesso una vera e propria disincentivazione con questa vicenda delle Zes per il fatto che i soldi disponibili sono pochi a fronte di un numero importante di istanze. La riflessione è soltanto una: se per primi non ci credono quelli del governo nazionale e regionale, la fiducia degli imprenditori scenderà ai minimi termini. Se poi dovesse passare anche la questione dell’autonomia differenziata, il processo della mancanza di fiducia diventerebbe irreversibile, con tutte le ripercussioni negative che si registrerebbero”.

Il segretario Caccamo aggiunge: “Da un lato abbiamo aziende che, purtroppo, non hanno potuto presentare le istanze perché il limite per poterla redigere era la predisposizione di un investimento minimo di 200.000 euro e questo ha tagliato fuori numerose microaziende dalla possibilità di ottenere il contributo.

Dall’altro lato tutte le aziende che hanno presentato con la nostra associazione di categoria e con altre le istanze adesso si vedono ridotte drasticamente il contributo. Si aspettavano il 60%, ottengono il 10%: quindi è chiaro che questo aspetto farà rinunciare alle richieste, creando una pesante depressione degli investimenti. Ma non solo, anche l’indotto sarà interessato dal fatto di non potere ricevere adeguate commesse da parte di tutte quelle aziende che erano intenzionate a investire in maniera forte”.

Quindi, il danno non lo riceve solo l’azienda che perde il contributo sotto forma di credito d’imposta, ma anche quelle realtà che avrebbero potuto investire in attrezzature e che, adesso, fermeranno questo percorso. “Il tema, quindi, è di fare in modo che possa essere aumentata la dotazione finanziaria – ancora Santocono e Caccamo – perché l’impresa, prendendo solo il 10%, non porterà avanti la richiesta e ancor peggio se queste istanze le istruiranno solo le grandi aziende che porterebbero comunque avanti l’investimento a prescindere dal fondo perduto”.

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