La Compagnia G.o,D.o.T. di Ragusa, diretta da Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso, dopo lo straordinario successo di “Macbeth”, torna sulla splendida scalinata del Castello di Donnafugata con “Il malato immaginario” di Molière, un grande e divertentissimo spettacolo della stagione invernale.
Da mercoledì 31 luglio a domenica 4 agosto alle ore 21.00 la commedia verrà riproposta all’interno del cartellone della 14esima stagione di “Palchi Diversi Estate al Castello”.
Quest’opera, che diede ampia fama al suo autore, consacrandolo agli occhi del Re Sole di cui già godeva la protezione, riesce con sottile arguzia, sfruttando la messinscena delle tante paure del protagonista, l’ipocondriaco Argante, a denunciare la società dell’epoca. Medici inetti e personaggi scaltri pronti ad approfittare dei timori dell’uomo sofferente di tanti malanni, azioni e gesti che accendono un faro sulla meschinità e miseria umana.
La comicità si mescola alla tragicità per un’opera molto attuale che, già ampiamente apprezzata e lodata nella “versione invernale”, ora torna, naturalmente riadattata, su questo originale palcoscenico verticale per regalare nuove intense emozioni e suggestioni, sempre con le accurate scelte stilistiche del regista Vittorio Bonaccorso, eccezionale nel ruolo di Argante, con Federica Bisegna, fantastica nel ruolo della serva Tonina, e sempre con la professionalità e il talento di tutti gli attori, i bravissimi Alessio Barone, Benedetta D’Amato, Alessandra Lelii, Angelo Lo Destro, Lorenzo Pluchino e la piccola Maria Flavia Pitarresi, ed anche in compagnia dell’attore Stefano De Santis.
“E’ vero che ai suoi tempi era più facile prendere in giro la dottrina medica – spiega il regista Vittorio Bonaccorso – in quanto improntata più sull’alchimia, su un fare stregonesco che su basi scientifiche vere e proprie. Il punto è che, al di là dell’epoca e dei livelli raggiunti dalla medicina, il pretesto da cui parte Molière è quello di usare un “vizio” (in questo caso l’ipocondria) per mettere in luce la fragilità dell’essere umano e l’ipocrisia della società che ne sfrutta i vantaggi”.
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