“Il Movimento Territorio di Ragusa esprime soddisfazione per l’approvazione, martedì sera in Consiglio comunale, dello strumento urbanistico generale della città. Il nostro contributo, con l’azione del Consigliere Angelo Laporta, è stato determinante per migliorare il Piano presentato dall’amministrazione Cassì”. Lo dichiara Raimonda Salamone, segretaria cittadina del Movimento, commentando complessivamente il lavoro fatto negli ultimi mesi, nella Commissione consiliare prima e nel civico consesso dopo, con le proposte e gli emendamenti presentati dal gruppo consiliare di Territorio.
“Fin dall’inizio – dichiara ancora Salamone – abbiamo manifestato l’intenzione di mantenere il dibattito sul Piano Regolatore Generale all’interno del Consiglio comunale evitando le polemiche e le strumentalizzazioni sollevate soprattutto da membri della maggioranza. Qualcuno ha tentato di spostare la “regìa” dell’atto urbanistico a Palermo, sollevando dubbi sul percorso intrapreso e invocando lo spettro del commissariamento. Forse chi remava in questa direzione era convinto che evitando l’esame del Consiglio comunale avrebbe potuto incidere in altri modi sul PRG. Il Movimento Territorio, invece, insieme ad altri gruppi dell’opposizione, ha preferito la strada della trasparenza e della condivisione, praticabile solo attraverso il ruolo che si esercita nel Consiglio comunale. Proprio in quella sede, infatti, abbiamo potuto incidere con la nostra visione della città”.
“Eravamo contrari, ad esempio – continua – all’enorme consumo di suolo che l’originaria formulazione del PRG prevedeva su Marina di Ragusa, con una smisurata pianificazione di aree turistiche. Abbiamo proposto e ottenuto una rilevante riduzione di questi spazi, la previsione di un numero maggiore di parcheggi e abbiamo impedito future speculazioni edilizie”.
“Per quanto attiene, invece, le presunte incompatibilità non dichiarate da parte di alcuni Consiglieri – aggiunge – siamo convinti che in politica ciò che conta innanzitutto e la capacità di saper prendersi le proprie responsabilità, che in questo caso sono, appunto, personali. Per noi era fondamentale che il percorso fosse trasparente, democrato e, soprattutto – conclude – determinato dal dibattito in Consiglio e non a Palermo nel segreto delle stanze della Regione”.
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