Una perdita di potere d’acquisto stimabile in oltre 4.000 euro nel biennio 2022-2023.
Questo il dato relativo alla provincia di Ragusa, racchiuso in uno studio della Cgia di Mestre, che fotografa, impietosamente, le criticità che ogni famiglia, nella congiuntura economica e non solo negativa presente è costretta ad affrontare nell’attività quotidiana.
La nota della Cgia, che si occupa in particolare delle “patrimoniali” che costano, alle famiglie italiane, quasi 50 miliardi di euro, si occupa, ovviamente, anche delle patrimoniali indotte dall’inflazione. E in questo caso, Ragusa è agli ultimi posti in classifica sul territorio nazionale.
E questa volta, di per sè, sarebbe un bene, visto che si parla di perdita di potere d’acquisto. Il problema, però, è che il valore è assoluto, non relativo.
La media, infatti, che vede la Sicilia far crescere la percentuale di inflazione di oltre il 16%, è ben due punti percentuale sopra il dato nazionale, e il peggior dato tra le regioni italiane.
E Ragusa è perfettamente in linea con tale scure, che si aggiunge a tutte le altre patrimoniali, dirette, già attive, e che determinano un vero e proprio salasso su famiglie già provate dall’assenza di lavoro e dai costi diffusi su tutte le materie prime.
Tra le province siciliane, in alto in classifica (e quindi con il dato assoluto peggiore), c’è Messina, 82esima, con quasi 5.000 euro di perdita di potere d’acquisto per famiglia. AS seguire Agrigento, 87esima, Palermo, 90esima, Enna 93esima, Catania, 95esima, Caltanissetta, 98esima, e, dopo Ragusa, 99esima, Siracusa e Trapani, rispettivamente 105esima e 106esima.
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