AIL e Azienda sanitaria provinciale insieme per il progetto di domiciliazione delle cure per i pazienti della UOSD di Ematologia del Giovanni Paolo II di Ragusa. Questo il fine della convenzione sottoscritta nei giorni scorsi, a seguito della quale è stato dato il via alla somministrazione chemioterapica domiciliare.
“Prosegue l’impegno a favore di tutti i pazienti della provincia iblea – ha dichiarato la presidente di AIL Ragusa, Carmela Nicita -.
La casa è il luogo migliore dove poter curare le persone che affrontano questa importante battaglia. La ricerca ha fatto significativi passi avanti, rendendo possibile una terapia sottocute che comporta un minor tempo per effettuare la chemioterapia.
Se questa viene effettuata nell’ambiente familiare, dallo stesso personale medico ed infermieristico che segue il paziente in ospedale, si viene incontro anche al benessere del paziente e della sua famiglia”.
Tutto questo grazie alla presenza di tanti volontari, soci e soprattutto grazie ai sostenitori che con i loro contributi hanno permesso di ampliare i servizi sul territorio.
“Sosterremo questo progetto con un contributo economico devoluto all’Asp che ha reso operativa questa convenzione – ha aggiunto la presidente Nicita -.
Nel 2023 non dobbiamo dimenticare anche l’avvio del supporto psicologico che ha seguito 31 pazienti e la consegna domiciliare dei farmaci chemioterapici per via orale per la quale sono state effettuate 154 consegne”.
Come detto, questa settimana è stata effettuata la prima chemioterapia domiciliare, operata dai medici ed infermieri dell’Ematologia di Ragusa. “Come sempre, ringrazio l’AIL e la sua presidente per lo sforzo e la sensibilità dimostrati – ha dichiarato il Direttore sanitario aziendale, Raffaele Elia -. L’obiettivo della convenzione, che impegna l’ASP mediante l’impiego di medici e infermieri, è quello di garantire a tutta la popolazione un livello assistenziale basato sulla medicina di prossimità, che permetta al paziente di non spostarsi dal proprio domicilio e di ricevere tutte le cure necessarie nella propria zona di confort. Anche la famiglia e i caregiver beneficeranno di tale apporto domiciliare in termini di miglioramento della qualità della vita”.
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