“Mercoledì convoco i direttori dei dipartimenti della Protezione Civile nazionale e regionale, per trovare una soluzione”.
Con calma e senza fretta. Così Nello Musumeci, ministro con delega alla Protezione Civile, prova a spegnere la polemica che ha riguardato la scelta, proprio della Protezione Civile Nazionale, di negare lo stato di emergenza nazionale in Sicilia per gli incendi della scorsa estate.
Deve essere un refrain ben noto, vedi caro voli. Prima si crea il problema, nessuno lo risolve, poi si prova a mettere una toppa peggiore del buco.
Ma in questi mesi, Cocina e Curcio, i due responsabili, regionale e nazionale, non si sono parlati? Boh?
E nessuno si è reso conto che con 70mila ettari brucati in Sicilia, 6 morti e 150 milioni di euro di danni, se c’era qualche problema di “documentazione carente”, come si dice, in Regione e sopratutto, dallo Stato, non si poteva fare finta di nulla?
Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha dichiarato: “Uno Stato che nega ai cittadini il risarcimento di un danno di pubblico dominio, subito per colpe o eventi altrui, e lo fa sulla base di cavilli procedurali non applicati prima, non è lo Stato in cui mi riconosco. Contrasteremo questo ingiusto provvedimento in ogni sede amministrativa, giudiziaria, istituzionale e politica, ma assicuro i siciliani danneggiati dagli incendi estivi che se lo Stato centrale li vorrà abbandonare, non lo farà la Regione da me guidata”. E meno male.
E Salvatore Cocina, capo della Protezione civile regionale, di rimando, ha sottolineato “troviamo ingiustificato il rigetto della richiesta dello stato di emergenza per gli incendi che dal 23 luglio hanno colpito la nostra Isola”,
Proprio Curcio, in realtà, avrebbe già chiuso la porta in faccia alla Sicilia: “pur comprendendo il disagio, spiega, le criticità dovranno essere fronteggiate nell’ambito dei poteri e delle competenze attribuiti dalla normativa vigente alle Amministrazioni e agli Enti ordinariamente preposti”.
E poi tutto il bailamme delle dichiarazioni, dei retroscena, dei problemi più o meno mascherati. Ma possibile che tutto, in Sicilia, sia sempre troppo complicato.
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